sabato 30 aprile 2011
EDUCAZIONE: ok comandi chiari, ma il cane è più intelligente di quel che pensiamo...
sabato 23 aprile 2011
Il cane sul letto
sabato 16 aprile 2011
Paura del cane? Si può superare.
Qualche giorno fa è venuta in negozio una cliente cui Frodo si è avvicinato per la rituale annusatina. Lei ha fatto un sobbalzo ed io ho invitato Frodo a tornare al suo posto, capendo che quell’avvicinamento non era gradito. La cliente mi ha poi confessato di essere stata vittima di uno spiacevole episodio con un cane quando era piccola, e che da allora la sua paura per i cani non ha fatto che crescere fino a divenire una schiavizzante fobia.
Fino a quando non ha poi deciso di prendere di petto la situazione e rivolgersi ad un educatore cinofilo che piano piano le sta insegnando a capire ed interpretare il linguaggio dei cani. Ha conosciuto un piccolo meticcio (salvato dopo l’ennesima storia di abbandono, da questo educatore), e con lui sta imparando piano piano a “rapportarsi” con un animale.
“Un tempo a vedere il tuo cane libero in negozio avrei trovato una scusa per andare via immediatamente.” Ed invece abbiamo chiacchierato, abbiamo visto i prodotti cui era interessata ed infine ci siamo salutate.
Ammiro tanto chi riesce ad affrontare le proprie paure, a capire che non sono gli animali (o l’oggetto della nostra fobia) ad essere sbagliati, ma il nostro rapporto (o mancato rapporto) con loro, occorre rimettersi in discussione, e quando questo riguarda la sfera emotiva e più irrazionale le cose si fanno più difficili. Con intelligenza è andata al cuore del problema cercando la figura più adatta, una persona che con i cani lavora tutti i giorni, ma che è stato altrettanto disponibile ed aperto da non “sminuire” le sue paure, ma le ha concesso tutto il tempo necessario per “avvicinarsi agli animali” e capire quelle ritualità così diverse che creano “problemi di comunicazione”.
sabato 9 aprile 2011
Amor proprio o cane permaloso?
sabato 2 aprile 2011
ADOZIONE O ALLEVAMENTO 3: le gioie dell'adozione.
sabato 26 marzo 2011
Cani pericolosi: storia di un’aggressione furiosa e gratuita
sabato 19 marzo 2011
ADOZIONE O ALLEVAMENTO 2: gli allevamenti da evitare.
SEQUESTRI DI CUCCIOLI MALTRATTATI
Questa è una perversione della richiesta di cani di razza da parte di padroni che si vedono recapitare un cucciolo senza nulla voler sapere di dove si sia cresciuto, in quali luoghi e da chi sia stato allevato. Volete davvero incoraggiare questo traffico? Badate bene, tutti questi cuccioli hanno tutto il “sistema delle certificazioni “ a posto. Hanno un pedigree, spesso mi dicono italiano, nonostante la provenienza da Oltralpe, ad ogni modo diffidate di pedigree dell’Est, tranne che davvero si tratti di razze che ancora non abbiano buoni allevamenti italiani. Hanno i certificati medici apparentemente a posto, ma poi spesso succede che questi piccoli si ammalino di malattie subdole, che i vaccini certificati non siano mai stati fatti, e che poverini soffrano di una serie di disturbi comportamentali legati alle precarie condizioni di vita, alla cattiva salute della madre ed infine all’anticipata separazione dalla stessa prima che il cagnolino sia stato correttamente socializzato.
Il rimedio d’oro resta quello di andare a prendere da sé il cucciolo, nell’allevamento prescelto, e farsi un’idea di che tipo di allevamento sia, magari visitandone più di uno per vederne le differenze. Vi piace? Come sono tenuti i cani. Anche il meno “esperto” sa cogliere la tristezza di cani cresciuti troppo a lungo nei box, e la felicità di un cane che ama ed è amato dal suo padrone. Per la stessa ragione non si acquistano cani nei negozi, trattati come piccoli oggetti da vetrina, con l’intento di convincere qualche distratto passante. Non è così che si decide di prendere un cane, e di nuovo che ne sappiamo di chi lo ha allevato. Con il nostro “potere di acquisto” decidiamo noi e soltanto noi se pagare un allevatore quale compenso al buon lavoro fatto, o se incoraggiare e finanziare un’orda senza scrupoli di trafficanti di cuccioli.
Diffidate di quelli che il cucciolo ve lo spedirebbero. Primo, vi privereste del piacere di conoscere il vostro allevatore. Secondo, se non siete pronti a fare qualche chilometro per il vostro amico, chiedetevi perché vi prendete un cane. Terzo, sono fortemente contraria a lasciare che un cucciolo che per la prima volta si allontana dalla madre e dai fratelli, faccia chilometri da solo nelle mani di un qualsivoglia corriere, è facile che questi cani poi divengano quelli che soffrono di mal d’auto a vita dopo una prima esperienza agghiacciante.
Se c’è una differenza abissale nel prezzo richiesto dagli allevamenti veri e quelli finti e subdoli, e voi proprio non ve la sentite di spendere tanto, piuttosto che dirottare per ragioni di esclusiva convenienza su quei farabutti che, date le spese (in termini di tempo e denaro) ridotte al minimo, riescono a vendervi “cuccioli di razza” a prezzi stracciati, perché non pensare di andare al canile ed adottare un cagnolino? Non una seconda scelta, non un cane di serie B, una volta a casa un cane è una parte integrante della famiglia a prescindere dalle sue origini.
LE RAZZE CANINE COME PATRIMONIO DA DIFENDERE
Insomma i veri allevamenti sono quelli che lavorano per dare qualcosa di più alla razza (al massimo 2-3 razze) a cui si dedicano, in termini non solo di perfetta morfologia, ma anche e soprattutto di carattere e salute. Come dice Danilo Mainardi in Il cane secondo me: "le razze canine sono un patrimonio biologico e culturale che non dobbiamo perdere. Chi si dedica a mantenere e migliorare tali razze fa dunque un'azione davvero meritoria. (...) Penso che il padrone ideale dovrebbe sentirsi il dovere morale di trattare ugualmente il campione e il bastardino. Questo rende la scelta del cane meno importante, e ciascuno può, dopo averci ben pensato, fare a suo piacimento (...) Infine chi non accetta che il cane è una persona, è meglio che un cane in casa non lo prenda mai."
Dei trovatelli ad ogni modo parleremo nel prossimo post che tratterà appunto delle gioie dell’adozione.
mercoledì 16 marzo 2011
Terremoto in Giappone: Il cane che si rifiuta di abbandonare il compagno ferito
sabato 12 marzo 2011
ADOZIONE O ALLEVAMENTO 1: un dilemma morale...
A Giovanni viene l’idea, ma e se chiedessimo a Carlotta, che vive a L’Aquila (ndr erano ancora i felici tempi pre-terremoto), ma le cui milionate di foto di famiglia erano sempre farcite di succulenti pelosoni, tra l’altro oltre i bellissimi abruzzesi di famiglia lei ha proprio un golden retriever, l’irreprensibile, inimitabile, irraggiungibile Bit More.
cosino tra le braccia?
Poi inatteso ed a tradimento si insinua il dubbio. Non un dubbio su l’allevamento di Campovignone, né sulla razza prescelta. Un dubbio di natura più profonda. Ho lavorato come volontaria all’ENPA di Parma per 3 anni durante i miei anni universitari (e di giovinezza, SIC!), ed avevo giurato che se mai avessi avuto un cane nella mia vita questo sarebbe stato un cane di canile, giammai avrei “acquistato” un cane. E nemmeno 20 anni dopo rinnegavo tutto e pagavo fior di quattrini per un cane viziatello anziché salvare un peloso tradito dagli umani. Mi è tuttora difficile giustificare fino in fondo tale scelta-non-scelta, è stato un colpo d’amore a prima vista, e poi il fortificarsi della convinzione che questo primo cane, che con noi condivide viaggi multimillechilometrici, le lunghe giornate in profumeria a contatto di mille clienti diversi, le case di Homelink che ci consentono di fare vacanze favolose restando sempre a casa, dovesse potersi abituare a tutto.... Ci tenevo tanto, a prendere un cane fin da cucciolo, e ad un carattere solare ed aperto, anche perché mi sentivo nuova al compito di “educare” un quattrozampe.
sabato 5 marzo 2011
FACEBOOK: PROFILI CANINI IN PERICOLO DI ESTINZIONE
C’è una nuova paura che cavalca pagine e pagine di profili presenti su Facebook (FB). Il timore di poter essere cancellati da un istante all’altro, senza più traccia dei propri album di foto, pazientemente caricati nel tempo una foto alla volta, senza più l’elenco dei contatti più o meno lungo a secondo del proprio “grado di socialità”, senza più traccia dei threads di messaggi lasciati in bacheca dall’autore e dai propri amici. Tutto inghiottito in una nuvoletta.
Tutto da contratto. Quel contratto che ciascuno di noi “accetta” quando creiamo un profilo sul principale dei social network. Questo esplicitamente prevede che non si abbia alcun diritto di tutela, che se Facebook decide, possiamo essere cancellati da un istante all’altro. In genere per “segnalazioni” di altri utenti per contenuti giudicati offensivi, immorali, violenti. O perché stiamo usando un nome fittizio, una identità celata.
E qui siamo nel caso che ci interessa: i profili degli animali, del nostro cane, gatto, coniglio. ma ho conosciuto anche una papera di grande carattere ed un criceto dalla lingua più tagliente degli aguzzi denti. Non sono mai stata un’accanita di fan di FB, non ho pazienza e continuità, 2 grandi doti dei profili più riusciti. Posto per lo più quando sono in vacanza..... forse perché mi pare di avere più cose da raccontare, e soprattutto foto da condividere, forse perché, inevitabilmente, in vacanza si ha più tempo.
Però confesso che da quando ho creato il profilo di Frodo, la FB mania mi ha preso in tutta la sua impetuosità, da casa, da lavoro, dal cellulare. Con quell’impaziente desiderio di rispondere battuta su battuta, commento su commento, di postare, caricare scatti della vita quotidiana, pensieri estemporanei, routines, idee recondite e idee triviali.
Si perché li fuori c’è una comunità di proprietari di cani che danno voce ai propri “pets”, ne creano caratteri e profili, ognuno con una sua spiccata personalità, che parlano con accenti degli stati del Sud (USA), o raffinati New Englanders, accenti campagnoli del Galles o della Scozia, o snob Londoneers. Ci si incontra poi in questo doggy park fluttuante e globale nel mezzo dell’etere, e si racconta il mondo visto da loro, dai nostri pets, il quotidiano ad altezza delle ginocchia (o caviglie....!). Gli essere umani ne escono rappresentati in tutte le loro manie (a che servono le lavastoviglie quando orde bramose di linguacce canine sarebbero ben liete di fare tornare scintillanti stoviglie e posate; perché ostinarsi a passare l’aspirapolvere quando una buona scrollata può in un nanosecondo riportare tutto allo stato primordiale?). Le ideologie canine poi sono una lezione di vita, parlano di ossi e biscotti, pisolini da schiacciare sul divano, al limite di passeggiate e vacanze ma evitano i pericolosi ed inutili voli delle umane menti.
Al solito socializzare tramite i propri “pets” è molto semplice ed immediato, un’istantanea simpatia e l’impossibilità di non avere argomenti comuni, sono solo gli elementi più evidenti di questa strana alchimia che scatta tra “padroni”.
Ma torniamo a FB, cosa può importargli mai di cosa un labrador spagnolo, un bassett-hound ed un’oca inglese si dicono? Secondo FB si tratta di “raggiro” i pets non sono persone e come tali violano la prima delle regole dei social network. Ma come mi chiedo, Frodo è iscritto all’anagrafe, ha un passaporto, ha il microchip ed ancora non basta per essere definito persona? E se FB proprio tanto ci tiene ad evitare false identità perché non richiede che chiunque si iscriva al network (umano o meno) compili quei campi cui noi italiani siamo tanto abituati: a cominciare dal codice fiscale, indirizzo di residenza, stato di famiglia originale, certificato di nascita, gruppo di sangue, 3 testimoni di comprovata identità, etc etc?
No, questo rallenterebbe la crescita vorticosa del network. Probabilmente riempire una trentina di campi lascerebbe vivi solo gli italiani che le lungaggini burocratiche oramai, a forza o a ragione, ce le hanno nel DNA. La selezione FB la fa dopo, in totale arbitrarietà. Il punto rimane quando gli animali saranno riconosciuti e trattati come persone nel mondo reale se persino in quello un po’ glossato e fittizio di FB (dove dall’oggi al domani diventi amico di diosachi e sei pronto a mostrargli i tuoi umori più sanguigni e cari album di famiglia) fanno tanti problemi?
sabato 26 febbraio 2011
HOME ALONE 2: Doggie day care
I Doggie Day Care sono dunque attrezzati con diverse aree, aperto, chiuso, zona giochi ed interazioni, area individuale per il riposo (si va dal semplice cuscino ad autentici box laddove ci sia anche una pensione), un’area per i pasti, e per poter “sporcare”, i centri più snob hanno persino una piscina (mandatoria in Florida e climi affini), o, al contrario, campi verdi all’interno laddove il clima sia troppo rigido. Alcuni sono dotati di veri e propri campi avventura con montagne di sabbia, percorsi atletici, aree ricoperte di corteccia di betulla in cui potersi rotolare a cuor contento, scivoli e pozze d’acqua. Le strutture hanno dimensioni diverse a seconda che si trovino in una grande città o in un piccolo centro, possono essere aziende vere e proprie (esistono diversi franchising), o può trattarsi di
Non poteva mancare il servizio scuolabus, si prende e si riaccompagna ogni singolo pelosetto che abbia difficoltà a raggiungere la scuola da solo o con padrone al guinzaglio ;0)!
sabato 19 febbraio 2011
HOME ALONE 1: il cane da giardino
Qui in Friuli, le cose ci paiono un po’ diverse, i parchi pubblici sono frequentatissimi da cani e padroni che fanno familiarizzare i loro beniamini, in città passeggiano cani toilettati di tutto punto, e ben consapevoli dell’alone di charme che si lasciano dietro. Ma poi c’è ancora un’altra dimensione, quella dei cani lasciati tutto il giorno nei giardini lindi e pinti di altrettante belle casette a schiera, villette e villone.
Soli soli abbaiano ad ogni minimo movimento sui marciapiedi o anche solo per comunicare l’uno con l’altro, alcuni poi si lanciano in continui tristi guaiti che ti gelano il cuore. Il vicinato si divide in due partiti quelli che hanno i cani, e quelli che non ce li hanno e non sopportano più gli abbai ed i pianti continui. Non posso dargli torto, per chi lavora da casa, o ha turni particolari di lavoro, questo triste, nevrotico, irritante concerto non è certo un buon compagno.
Nel vicinato spesso ci sentiamo dire “quelli si sono presi il cane solo per dire che ne hanno uno, gli danno da mangiare, puliscono e poi, che i padroni siano dentro o fuori casa, non cambia molto, il cane è comunque relegato in giardino.”. Abbiamo visto anche una deliziosa casetta con giardino impeccabile regolarmente recintato ed un Labrador dall’espressione nevrotica e furiosa che abbaiava con 3-4 metri di catena di libertà, e diversi metri quadri di giardino che può solo guardare….
Questi sono i cani pezzi di arredamento da giardino.
Poi ci sono magari quelli che effettivamente ai loro animali vogliono bene ma stanno fuori tutto il giorno per lavoro. Ma mi chiedo prima di prendere un cane non occorre considerare e valutare il proprio stile di vita? Val davvero la pena di prendersi un cane se tutti in famiglia stanno via tutto il santo giorno? Certo anche chi lavora e sta qualche ora fuori casa è libero di prendere un cane, ma poi al ritorno non può tirarsi indietro dall’idea di fargli fare una gratificante sgroppata fuori. Non vorrai mica che il tuo cane si rimbecillisca e non conosca altro mondo che i 50 o anche 100mq del tuo giardino? Si badi bene la sola sgroppata - e non ci sono scuse che piova o diluvi, che siate stanchi o stressati - non basta. Una volta che si torna a casa, il cane viene dentro a condividere la vita della famiglia. Ed ancora nei week-ends non mi si lasci nuovamente il cane da solo perché si deve andare a far visita a parenti, passare allegre ore in un centro commerciale, o giocare la partita di calcetto.
Avere un cane è disponibilità anzi no gioia a fare cose assieme. Diversamente lasciate stare, prendetevi non un cane in pelle ed ossa, sensibile e destinato a soffrire dei vostri egoismi e negligenze, comprate piuttosto una bella statua di legno, marmo, pietra ed arredatevi così il vostro giardino. I vicini vi saranno grati!
martedì 15 febbraio 2011
... ancora sulla cooperazione tra animali!
sabato 12 febbraio 2011
COOPERAZIONE TRA CANI
Cortesemente concessa da Algo |