sabato 26 febbraio 2011

HOME ALONE 2: Doggie day care

Il problema in realtà esiste, i ritmi della vita lavorativa sono quelli, e questo in 9 casi su 10 significa “ore fuori casa”, ore in cui il cane sarà solo. Se ho già lasciato intendere che esistono “metodi compensativi” che fanno la differenza tra padrone di soprammobile e padrone vero che dedicherà al suo rientro “ore piene” al peloso, resta comunque da risolvere la questione della solitudine.

A vedere tanti cani tristi vivere fianco a fianco in giardini confinanti, ma impossibilitati persino ad annusarsi, la prima soluzione immediata pare ovvia. Ma perché non lasci il cane dal vicino e vi alternate, una volta da te, una volta da me, con scambio delle chiavi dei rispettivi cancelli, così ciascuno può riprendersi il proprio cane una volta a casa. Basterà essere presenti le prime volte per essere certi che i due vadano perfettamente d’accordo, beneficino della reciproca compagnia e che non abbiano “alzate di ingegno”. Due cani assieme non saranno mai “soli” come un cane “solo”.

Dai soliti Stati Uniti, un’idea ancora migliore: il Doggie Day Care. Una sorta di “scuola materna” per i nostri beniamini. Si tratta di strutture parte al chiuso e parte all’aperto, gestite da esperti, che conoscono bene i cani e sanno rapportarsi correttamente con loro. Questi provvedono innanzitutto a creare “gruppi di accordo”, per taglia ma anche per età, carattere e necessità: i cani anziani non possono stare con gli sfrenatissimi giovani, i cani troppo timidi idem, alcuni cani proprio non possono stare in gruppo o vanno man mano rieducati ad entrare in un branco. Altri hanno subìto un recente intervento ed occorre che si muovano un po’ ma assolutamente per qualche settimana è bene che non interagiscano con cani troppo vivaci.

In un Doggie Day Care, ogni individuo è seguito singolarmente, in bas
e alle sue necessità. Li si lascia al mattino e li si va a riprendere dopo il lavoro. Il cane avrà socializzato con i suoi simili, sarà stato impegnato in varie attività, si sarà sfrenato, avrà corso, giocato al riporto, avrà imparato ad andare d’accordo con i suoi simili ed ad ubbidire anche ad altri umani. Anziché un malinconico essere solo bramoso di attenzioni, per le quali è pronto anche a combinare guai e sentirsi rimproverare dal padrone (tutto è meglio della bieca indifferenza), il nostro cane ha acquistato un pezzetto di indipendenza e sa cavarsela per un po’ senza il suo amato capobranco. È un cane sano, felice e soddisfatto e pronto a saltare in macchina per tornare tra le braccia
della sua adorata famiglia.

I Doggie Day Care sono dunque attrezzati con diverse aree, aperto, chiuso, zona giochi ed interazioni, area individuale per il riposo (si va dal semplice cuscino ad autentici box laddove ci sia anche una pensione), un’area per i pasti, e per poter “sporcare”, i centri più snob hanno persino una piscina (mandatoria in Florida e climi affini), o, al contrario, campi verdi all’interno laddove il clima sia troppo rigido. Alcuni sono dotati di veri e propri campi avventura con montagne di sabbia, percorsi atletici, aree ricoperte di corteccia di betulla in cui potersi rotolare a cuor contento, scivoli e pozze d’acqua. Le strutture hanno dimensioni diverse a seconda che si trovino in una grande città o in un piccolo centro, possono essere aziende vere e proprie (esistono diversi franchising), o può trattarsi di
privati. Una visita al centro è sempre consigliata, selezionato quello più giusto si incontra una persona dello staff e si crea una scheda delle esigenze specifiche del proprio peloso, e poi basterà studiarne la reazione ad ogni visita per sap
ere quanto l’avventura gli è gradita.

Non poteva mancare il servizio scuolabus, si prende e si riaccompagna ogni singolo pelosetto che abbia difficoltà a raggiungere la scuola da solo o con padrone al guinzaglio ;0)!

PS Un grazie tutto speciale alla colta Rosebud e pimpante Penni, che dall'altra parte dell'Oceano mi hanno aiutato ad ideare e scrivere questo post!

sabato 19 febbraio 2011

HOME ALONE 1: il cane da giardino

A Gennaio abbiamo trascorso una settimana ad Udine, ospitati, coccolati e straviziati da Giangi e DinDonDan. Frodo se ne è al solito visto bene di acqua, montagne, neve e passeggiate. E proprio nel corso di queste tante passeggiate abbiamo aperto gli occhi ad un’altra realtà. Da noi al Sud, capita spesso di vedere randagi d’ogni genere, di trovare in alcune campagne cani legati a tristissime catene, o di incrociare trascurati cani a zonzo che passano parte del loro tempo col bestiame parte a cercare cibo laddove i padroni non vi provvedano abbastanza.

Qui in Friuli, le cose ci paiono un po’ diverse, i parchi pubblici sono frequentatissimi da cani e padroni che fanno familiarizzare i loro beniamini, in città passeggiano cani toilettati di tutto punto, e ben consapevoli dell’alone di charme che si lasciano dietro. Ma poi c’è ancora un’altra dimensione, quella dei cani lasciati tutto il giorno nei giardini lindi e pinti di altrettante belle casette a schiera, villette e villone.

Soli soli abbaiano ad ogni minimo movimento sui marciapiedi o anche solo per comunicare l’uno con l’altro, alcuni poi si lanciano in continui tristi guaiti che ti gelano il cuore. Il vicinato si divide in due partiti quelli che hanno i cani, e quelli che non ce li hanno e non sopportano più gli abbai ed i pianti continui. Non posso dargli torto, per chi lavora da casa, o ha turni particolari di lavoro, questo triste, nevrotico, irritante concerto non è certo un buon compagno.

Nel vicinato spesso ci sentiamo dire “quelli si sono presi il cane solo per dire che ne hanno uno, gli danno da mangiare, puliscono e poi, che i padroni siano dentro o fuori casa, non cambia molto, il cane è comunque relegato in giardino.”. Abbiamo visto anche una deliziosa casetta con giardino impeccabile regolarmente recintato ed un Labrador dall’espressione nevrotica e furiosa che abbaiava con 3-4 metri di catena di libertà, e diversi metri quadri di giardino che può solo guardare….

Questi sono i cani pezzi di arredamento da giardino.

Poi ci sono magari quelli che effettivamente ai loro animali vogliono bene ma stanno fuori tutto il giorno per lavoro. Ma mi chiedo prima di prendere un cane non occorre considerare e valutare il proprio stile di vita? Val davvero la pena di prendersi un cane se tutti in famiglia stanno via tutto il santo giorno? Certo anche chi lavora e sta qualche ora fuori casa è libero di prendere un cane, ma poi al ritorno non può tirarsi indietro dall’idea di fargli fare una gratificante sgroppata fuori. Non vorrai mica che il tuo cane si rimbecillisca e non conosca altro mondo che i 50 o anche 100mq del tuo giardino? Si badi bene la sola sgroppata - e non ci sono scuse che piova o diluvi, che siate stanchi o stressati - non basta. Una volta che si torna a casa, il cane viene dentro a condividere la vita della famiglia. Ed ancora nei week-ends non mi si lasci nuovamente il cane da solo perché si deve andare a far visita a parenti, passare allegre ore in un centro commerciale, o giocare la partita di calcetto.

Avere un cane è disponibilità anzi no gioia a fare cose assieme. Diversamente lasciate stare, prendetevi non un cane in pelle ed ossa, sensibile e destinato a soffrire dei vostri egoismi e negligenze, comprate piuttosto una bella statua di legno, marmo, pietra ed arredatevi così il vostro giardino. I vicini vi saranno grati!

martedì 15 febbraio 2011

... ancora sulla cooperazione tra animali!


Guardatevi questo video di seguito, alla faccia di quelli che stanno ancora a chiedersi se gli animali provano emozioni......

Grazie a Kate U. che me lo ha segnalato ;0)


sabato 12 febbraio 2011

COOPERAZIONE TRA CANI

Cortesemente concessa da Algo
Certo il cane è un animale che vive in branco ed è assolutamente capace di collaborare con i suoi simili e con noi uomini. Pensate a Frodo e Siva ed alla divisione di compiti che si sono dati durante la crescita dei cuccioli.  Pensiamo ancora ai cani da caccia, lavoro, pastore per i quali le interazioni sono continue per raggiungere un obbiettivo comune.  Ma ci sono una serie di comportamenti ancora più sorprendenti e …. “sottili”, che testimoniano ancora una volta una intelligenza emotiva raffinata al pari di quella umana.

Ricordate Slugger il Labrador cane guida di Leigh Brill del nostro post di Gennaio?  Quando questi è in odore di pensione, Leigh gli affianca Kenda, vuole che i due si conoscano, che vivano assieme, che Slugger insegni a Kenda quel che sa, in modo che lui possa riposare e godersi la sua dorata vecchiaia diminuendogli il carico di lavoro.  I due vanno decisamente d’accordo, ma Leigh controlla sempre che non ci siano ragioni di scaramucce, tanto più che Slugger oramai avanti negli anni comincia a soffrire un po’ di artrite e la sua vista sta pian piano peggiorando.

"Avevo insegnato ai due Labrador a fare a turno: il riportello di Kenda, una papera imbottita, non veniva lanciato finchè il Winnie-the-pooh di Slugger non era stato preso e riportato alla base. Questo ad evitare confusione e possibili litigi.

Un giorno mentre eravamo impegnati in questo nostro organizzato gioco, lanciai per sbaglio l’orsetto di Slugger molto più lontano del solito.  Il Labrador trotterellò nella direzione del lancio per qualche metro per fermarsi subito dopo.  Non riusciva a vedere il suo peluche nascosto nell’erba diversi metri più avanti.  Mi sentivo male per averlo confuso col mio lancio azzardato.  Non preoccuparti tesoro, va bene lo stesso, ti aiuto io.

Ma prima che potessi avvicinarmi a lui, Kenda cominciò a saltellare al mio fianco.  Mi chinai ad accarezzarla Che cosa c’è piccolina, torno subito, devo solo… Mi fermai a guardare il cane saltellante. Non aveva mai osato toccare l’orsacchiotto preferito di Slugger fin da quando lui le aveva ringhiato durante la sua prima visita. Certamente non ha intenzione di rubarglielo adesso – pensai – probabilmente deve solo fare una pipì.

Non ebbi tempo di dirle OK, Kenda vai che già me ne pentivo.  Kenda si dirigeva senza esitazione verso l’orsetto di Slugger. Merda! mi gridava dentro una voce, avresti dovuto saperlo. In un battibaleno Kenda aveva raggiunto il peluche. 

Mi aspettavo che lei lo prendesse in bocca e cominciasse a correre trionfante con la sua preda tutto intorno al campo. Invece no. Con le orecchie diritte e la coda scodinzolante, Kenda guardava Slugger. Stava semplicemente lì ferma e lo guardava.  Non un cenno di afferrare l’orsetto. Stupita, compresi: sta mostrando a Slugger dove è il suo giocattolo!

Lui si incamminò verso Kenda, guardò in basso, e quindi afferrò il suo orsacchiotto. Le lacrime mi riempivano gli occhi mentre guardavo i due cani avanzare verso di me. Kenda, a quanto pare, era felice di fare da cane guida anche a Slugger, se necessario.

Da quel giorno, notai, Kenda teneva d’occhio Slugger ogni qualvolta si usciva. In ogni occasione in cui a lui non riusciva di localizzare il suo peluche, lei ripeteva la sua utile manovra. E quando il cane più anziano si sdraiava per un pisolino – come faceva oramai di frequente – Kenda gli trotterellava vicino e gli dava un’unica gentile leccata sulla testa. Lui rispondeva con una o due scodinzolate, un sospiro e quindi si immergeva nei sogni. >>.  

sabato 5 febbraio 2011

Pablo Neruda: Ode al Cane

Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so, non posso dir nulla.

In campo aperto andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo tutte le arance
a collocare piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.

Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l'acqua trepida,
ascolta lontanissimi latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
E' la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio lì mi chiese
con i suoi due occhi,
perchè è giorno, perchè verrà la notte,
perchè la primavera
non portò nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.

E così m'interroga il cane
e io non rispondo.
Andiamo uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall'incitante solitudine vuota
nella quale solo noi esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perchè non esiste l'uccello nascosto,
ne' il fiore segreto, ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede e l'antica amicizia,
la felicità d'essere cane e d'essere uomo
trasformata in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe e una coda con rugiada.

http://animaliepoesie.blogspot.com/2009/09/ode-al-cane.html