sabato 12 marzo 2011

ADOZIONE O ALLEVAMENTO 1: un dilemma morale...


LA RICERCA DEL CUCCIOLO
Dopo aver contattato buona parte degli allevamenti di Golden Retriever italiani, Vittoria e Rita dell’allevamento di Campovignone mi confermano che hanno una cucciolata disponibile: i cuccioli compiranno due mesi di lì a 15 giorni, sono sverminati, vaccinati (prima dose), hanno il libretto sanitario, pedigree da cui è possibile controllare che non esistono patologie ereditarie nelle famiglie dei due genitori, riceverò anche copia dei certificati medici che attestano la mancanza di displasia dell’anca e del gomito, controllo oculistico di  entrambi.  Le informazioni non sono solo univoche, da Rita a me, ma come vi raccontavo qualche post più addietro, anch’io vengo interrogata, per accertarsi che l’eventuale cucciolo non venga relegato in giardino, che tra me e Giovanni ci sia una certa continuità di presenza a casa, che la prima settimana dell’arrivo gli si possa dedicare più tempo, etc.
15 giorni sono un po’ pochi per pensare di fare 2 volte su e giù fino ad Arezzo, una prima volta per conoscere gli allevatori, una seconda per prendere il cucciolo.  Eppure nonostante la chiacchierata, nonostante la voce di Rita, dolce ed incoraggiante, e seriamente preoccupata per il cucciolo, nonostante il sito web, penso che forse forse ci toccherà il sacrificio. Voglio sapere in che condizioni cresce il mio futuro-cane.
UN CONSIGLIO INASPETTATO
A Giovanni viene l’idea, ma e se chiedessimo a Carlotta, che vive a L’Aquila (ndr erano ancora i felici tempi pre-terremoto), ma le cui milionate di foto di famiglia erano sempre farcite di succulenti pelosoni, tra l’altro oltre i bellissimi abruzzesi di famiglia lei ha proprio un golden retriever, l’irreprensibile, inimitabile, irraggiungibile Bit More
Carlotta non ha esitazioni quanto alla scelta della razza, poi generosa e prorompente come sempre mi propone 
“Magari se Bit si accoppia di nuovo potreste aspettare uno dei suoi cuccioli”  
“A dire il vero Carlotta, non vogliamo aspettare, ho trovato un allevamento vicino Arezzo ma non ho idea del se sia davvero un buon allevamento, ho letto che è così importante che i cuccioli crescano in un ambiente familiare..... “
Carlotta fiuta la traccia (Bit le ha decisamente trasmesso qualcosa) e mi interrompe “Arezzo?  Che allevamento?” 
“si chiama.... un nome strano.... aspetta che guardo..... ecco ....Campovignone”  
“NNNAAAAA!” fa eco lei fra l’entusiasta e l’incredulo
“Che c’è li conosci?” (io non  ho ancora un peloso ed il mio fiuto non è altrettanto buono)
“Campovignone, è lì che abbiamo preso il nostro BIT.  Sono bravissimi, favolosi, se vedi sul loro sito ci sono tante delle nostre foto.  Con Vittoria ci sentiamo ogni anno....”
7 millesimi di secondo dopo (mi auguro sempre di avere almeno salutato Carlotta prima di mettere giù, ma non gliel’ho mai chiesto) richiamavo Rita e le confermavo che si volevamo il cucciolo e di lì a 15 giorni saremmo andati a prenderlo. Dall’altra parte sento lo stesso sollievo, se si tratta di amici di Carlotta possiamo fidarci, sapranno prendersi cura del cucciolo.
Quella notte poi ero emozionata come un bambino.  Con la testa sprofondata sul cuscino ad organizzare tutti gli acquisti (cuscino, copertina, collare, guinzaglio, ciotole, giochi), come preparare la casa (il cucciolo avrebbe mordicchiato, sedie, libri sulle prime mensole della libreria - in realtà non ci avrebbe mai neppure provato), come sarebbe stato tornare con quel 
cosino tra le braccia? 
LA NOTTE DEI DUBBI
Poi inatteso ed a tradimento si insinua il dubbio. Non un dubbio su l’allevamento di Campovignone, né sulla razza prescelta.  Un dubbio di natura più profonda. Ho lavorato come volontaria all’ENPA di Parma per 3 anni durante i miei anni universitari (e di giovinezza, SIC!), ed avevo giurato che se mai avessi avuto un cane nella mia vita questo sarebbe stato un cane di canile, giammai avrei “acquistato” un cane.  E nemmeno 20 anni dopo rinnegavo tutto e pagavo fior di quattrini per un cane viziatello anziché salvare un peloso tradito dagli umani. Mi è tuttora difficile giustificare fino in fondo tale scelta-non-scelta, è stato un colpo d’amore a prima vista, e poi il fortificarsi della convinzione che questo primo cane, che con noi condivide viaggi multimillechilometrici, le lunghe giornate in profumeria a contatto di mille clienti diversi, le case di Homelink che ci consentono di fare vacanze favolose restando sempre a casa, dovesse potersi abituare a tutto.... Ci tenevo tanto, a prendere un cane fin da cucciolo, e ad un carattere solare ed aperto, anche perché mi sentivo nuova al compito di “educare” un quattrozampe.
Forse sono solo “giustificazioni” a posteriori, che, non fraintendetemi, non vogliono togliere ai cani trovatelli (sensibili, intelligenti, grati e fedeli), ma solo alla mia esperienza con i cani.  O forse ancora, rimane più onesto dichiarare apertamente che mi ero innamorata di questi cani gialli, grandi e sorridenti, e non ho neppure pensato a quel che facevo fino a quella lunga notte.  Adoro Frodo, adoro le sue allevatrici che tanto hanno dato a questi cuccioli. Ma vorrei in questo e nel prossimo post condividere qualche riflessione sulla questione “Adozione o allevamento”. Vi anticipo soltanto che ci sono casi in cui davvero NON SI DEVE acquistare da pseudo-allevatori, ed in cui è assolutamente meglio prendere un cane in adozione che incoraggiare quelli che trattano gli animali come prodotti in scatola.

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