sabato 8 gennaio 2011

I due volti del cane da lavoro

Parlando con un paio di amici a proposito di cani da soccorso ed antidroga, mi hanno detto che, a loro modo di vedere, questi cani che non possono essere trattati come normali cani domestici. Che quasi gli si confonderebbero le idee, mancando poi della necessaria concentrazione al lavoro. Che piuttosto devono associare il momento del lavoro con quello di forte interazione con l’uomo (la loro ricompensa). In qualche modo l’idea non mi piace. Privare un cane della socialità di cui ha bisogno, equivale quasi a torturarlo, è vero si che l’altra strada quella che richiede all’animale due condotte diverse a seconda del contesto in cui si muove, è necessariamente più lunga, ma non è con questa che si raccoglie il vero successo? Io preferisco pensare che il legame uomo-cane, sia sempre e prima di tutto un legame affettivo forte, e poi viene tutto il resto. Ancora una volta poi non rischiamo di sottovalutare i nostri amici?

Ed ecco qui ad imbattermi nella storia di
Leigh Brill e Slugger, la prima affetta da paralisi cerebrale infantile, il secondo un incredibile Labrador Retriever. Slugger è stato educato da due trainers diverse, che sono stati i suoi punti di riferimento affettivi per i primi due anni della sua vita, ed è un “service dog”, un cane guida educato a diventare sostegno fondamentale per persone affette da questa malattia. Ma Slugger non è solo un “operatore”, è anche un cane. Quando indossa la sua pettorina, sa che il suo focus è la sola Leigh, l’aiuta a raccogliere gli oggetti che lei può lasciar cadere, accende e spegne le luci, apre e chiude le porte, la aiuta a camminare, salire e scendere le scale; quando è in servizio è consapevole che non deve distrarsi, non può accettare bocconcini golosi o guardare cani in giro, né rivolgere attenzione a persone che lo chiamino fosse anche per giocare. Ma quotidianamente Leigh Brill provvede a creare momenti di riposo e di gioco, coccole e divertimento. Quando è senza pettorina Slugger è felice di conoscere altra gente ed altri cani, adora inseguire la sua palla e creare nuovi giochi, correre e saltare in giro felice. In questi momenti è semplicemente un cane…..tanto cane da combinare piccoli guai se lasciato solo a casa, nonostante il suo contegno irreprensibile quando è al lavoro! Ed è proprio la versatilità del cane a lasciare sorpresi, lui sa distinguere chiaramente tra un ruolo e l’altro. È nei momenti di non-lavoro che la relazione tra i due scopre nuove verità e non è meno importante dei momenti di lavoro, anzi l’una rafforza l’altra.

E non è forse questo tipo di rapporto il più completo e reciproco, rispetto a quello del cane “usato” solo per compiere missioni? Come sempre la strada più breve e più semplice non è necessariamente la migliore….

(Mi spiace solo che questo libro, A dog named Slugger, non sia ancora stato tradotto in Italiano, è disponibile in inglese anche in versione ePub)

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